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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM 135
Artimisia.   Un sol patto

Voglio da voi per accordavi il resto.
Cavaliere. Qual è il patto, mia cara?
Artimisia.   Eccolo. E questo.
Voglio che in faccia a tutti
Di nostra compagnia,
Confessiate che deste in frenesia.
Voglio che dite d’essere impazzito,
E che la mia virtù v’ahbia guarito.
Cavaliere. Ma come l’ho da dir?...
Artimisia.   Tant’è, dovete
Accordar che impazziste, e dirlo a tutti.
Altrimenti vi lascio, e me ne vo.
Ben, lo direte voi?
Cavaliere.   Sì, lo dirò.
Artimisia. Andiamo dunque uniti
A principiar la cena.
Il povero Pacchione aspetta e pena.
Cavaliere. Ma se confesso io stesso
D’esser stato impazzito...
Artimisia.   O sì, o no;
Quel ch’io voglio, direte?
Cavaliere.   Io lo dirò.
Artimisia.   Cavalierin gentile,
  Siete il mio dolce amor.
Cavaliere.   Ah, che piacer simile
  Non ho provato ancor.
Artimisia.   Ebbi pietà di voi,
  Misero pazzo allor.
Cavaliere.   Pazzo non fui, signora...
Artimisia.   Come! si nega! olà.
Cavaliere.   Sì, sono pazzo ancora,
  Questa è la verità.
Artimisia.   Pazzo non siete.
  Voi mi piacete.