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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM 131
Artimisia crudele, io giocherò.

Presto, per compassione.
Ramerino.   Io non ho fretta. (siede
Pacchione. Giochiam questo filippo alla bassetta.
Ramerino. Precipitoso non son io nel gioco.
Il danaro lo perdo a poco a poco.
Pacchione. Le carte farò io.
Ramerino.   No, mio signore.
Lei mi fa troppo onore; s’ha da alzare,
E alla sorte veder chi tocca a fare.
Pacchione. Che seccatura! Andiamo. Tocca a me.
Rosalba. Signori miei, il danaro
Reca, quando si perde, un po’ di pena;
Fate così, giocatevi la cena.
Pacchione. Misero me, se la perdessi. Presto,
Ho scartato, signor, son bell’e lesto.
Ramerino. Adagio; non ho ancora
Il gioco esaminato.
Oh! ve ne lascio una.
Pacchione.   Se ho scartato!
Ramerino. Vostro danno... ma no, non vi fo torto,
Ritornerò a scartar.
Pacchione.   Son mezzo morto.
Rosalba. Finitela una volta,
Che la cena patisce.
Pacchione.   Avete inteso?
Ramerino. Io v’ho dato ripicco.
Pacchione.   Ed io l’ho preso. (s'alza
Ecco il filippo; andiam; son contentissimo.
Ramerino. La revincita, presto.
Pacchione.   Obbligatissimo.
Ramerino. Un punto al faraone. (fa il taglio
Pacchione.   Signor no.
Ramerino. A madama dirò,
Che non son soddisfatto.