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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM |
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Artimisia crudele, io giocherò.
Presto, per compassione.
Ramerino. Io non ho fretta. (siede
Pacchione. Giochiam questo filippo alla bassetta.
Ramerino. Precipitoso non son io nel gioco.
Il danaro lo perdo a poco a poco.
Pacchione. Le carte farò io.
Ramerino. No, mio signore.
Lei mi fa troppo onore; s’ha da alzare,
E alla sorte veder chi tocca a fare.
Pacchione. Che seccatura! Andiamo. Tocca a me.
Rosalba. Signori miei, il danaro
Reca, quando si perde, un po’ di pena;
Fate così, giocatevi la cena.
Pacchione. Misero me, se la perdessi. Presto,
Ho scartato, signor, son bell’e lesto.
Ramerino. Adagio; non ho ancora
Il gioco esaminato.
Oh! ve ne lascio una.
Pacchione. Se ho scartato!
Ramerino. Vostro danno... ma no, non vi fo torto,
Ritornerò a scartar.
Pacchione. Son mezzo morto.
Rosalba. Finitela una volta,
Che la cena patisce.
Pacchione. Avete inteso?
Ramerino. Io v’ho dato ripicco.
Pacchione. Ed io l’ho preso. (s'alza
Ecco il filippo; andiam; son contentissimo.
Ramerino. La revincita, presto.
Pacchione. Obbligatissimo.
Ramerino. Un punto al faraone. (fa il taglio
Pacchione. Signor no.
Ramerino. A madama dirò,
Che non son soddisfatto.