Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM | 127 |
Consolatelo voi. (ad Artimisia
Artimisia. E perchè no?
Se lo dite davvero, io lo farò.
Erminia. (Misera me!) (da sè
Artimisia. Finiamola.
Venite qui. (a Celindo
Celindo. Obbedisco.
Artimisia. Datemi quella mano.
Erminia. (Oimè, che tenta?) (da sè
Artimisia. Nipotina gentil, siete contenta?
Erminia. Ah, che voi mi tradite.
Amo ancor quell’ingrato,
Lo confesso pur troppo a mio rossore;
Voi da questo mio sen strappate il cuore.
Artimisia. Ah, ah, l’ho indovinata.
L’avete confessata
La passione che ancor v’arde di drento.
Ora è il mio cuor contento.
Ecco, Celindo è vostro, e non è mio.
Aggiustatevi voi. Signori, addio. (parie
SCENA III.
Erminia e Celindo.
Erminia. Bella a me, se sprezzata
M’avete, ingrato, audacemente altero?
Celindo. Idol mio, non è vero.
Artimisia ha voluto
Ridere a spese nostre, io l’ho saputo.
Erminia. Ma voi del di lei merito
Siete invaghito.
Celindo. Il pianto