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120 ATTO SECONDO
Provida non avea pietà di me,

Mi davano il veleno nel caffè.
Celindo. Duoimi di ciò, ma più mi duole ancora,
Che di me si sospetti.
So regolar gli affetti;
Il mio amore, il mio sdegno,
Non arrivano, amico, a questo segno.
Pacchione. Ma il nemico vi è certo.
Sono stato avvertito.
Io muoio d’appetito,
E non posso nemmeno
Cibo assaggiar, per tema del veleno.

SCENA XVI.

Roralba e detti, poi Artimisia.

Rosalba. Oh che caso fatal!

Pacchione.   Cos’è accaduto?
Rosalba. È pazzo divenuto
Il cavalier gentile:
Pazzo non ho veduto a lui simile.
Il medico, il chirurgo,
Erano per curarlo preparati;
Egli, pien di furor, li ha minacciati.
Celindo. Me ne dispiace assai.
Pacchione.   Mi duol davvero;
Ma il mio caso del suo più strano i’ veggio,
E se mi vonno avvelenar, sto peggio.
Artimisia. Amici, il cavaliere
Ha perduto il cervello.
Ha dato in frenesia,
E furiosa è talor la sua pazzia.
Dice il medico nostro,