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114 | ATTO SECONDO |
Tu mi disprezzi, audace?
Ah, la smarrita pace
Rendimi al seno ancor. (parte
SCENA VIII.
Celindo solo.
Mi guida a delirar. Pietà mi desta:
Alla pietà s’aggiunge
Qualche bella speranza, ed a ragione
Mi rimprovera Erminia. Ella per altro
Col pianto e con i vezzi
Mi potrebbe obbligar, non coi disprezzi.
Dir ch’io non le gradisco,
Perchè sono sgarbato, è oltraggio tale
Che mi muove a dispetto,
Che converte in isdegno anche l’affetto.
Donne, voi che amate siete
Per il vezzo e la beltà,
Il rigor, la crudeltà,
Potrà farvi un dì sprezzar.
Se tirannico è l’impero,
Mal si regge, e poco dura;
Quando pesa, si procura
L’aspro giogo di spezzar. (parte
SCENA IX.
Il Cavaliere di Roccaforte, con una carta di musica in mano.
Vede chi mangia il miglio;
E nella gabbia stretto,
Canta, digiuno ancor.