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110 ATTO SECONDO
Ah, sfortunato io sono...

Artimisia, vi stimo.
Artimisia.   (Or viene il buono). (si
No, no, di mia nipote
La bellezza v’alletta.
Ella è più giovanetta.
E ver che la mia dote
Supera dieci volte
Gli assegnamenti suoi;
Ma una vedova alfin non è per voi.
Celindo. Non è per me?
Artimisia.   No, ingrato,
Io non sono per voi. Se la mia mano
Fosse stata, crudele, a voi gradita,1
Non avereste Erminia preferita.
Celindo. Ma se...
Artimisia.   Non v’è più tempo.
Senza frutto il mio cuor si strugge in pianto.
Come la cera al foco,
Si disfan le mie carni a poco a poco.
Celindo. Veggo però, che ancora
E fresca, e grassa, e ritondetta siete.
Artimisia. Ah, crudele, il mio mal voi ben vedete.
Celindo. Se potessi, vi giuro...
Artimisia. No, d’amor non mi curo.
Basta, di chi v’adora,
Che pietade mostriate, e poi si mora.
Celindo. Se della mia pietà... dell’amor mio...
(Stelle, che fo?)
Artimisia.   (Principia
Il merlotto a cader). (da sè
Celindo.   Voi, che d’Erminia
Nel sen potete regolar gli affetti...

  1. Zatta: Fosse stata crudel, da voi gradita.