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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM 109
Che non paiono in viso punto scaltre,

Son accorte, son furbe più dell’altre.
Ecco Celindo. Poverino! ei pena,
Ma non mi basta ancor. Mi piace il gioco:
Voglio tirarlo innanzi ancora un poco.
Celindo. Artimisia, pietà...
Artimisia.   Sì, disponete
Del mio amor, di mia fè, che vostra io sono.
Celindo. Non pretendo da voi...
Artimisia.   Tutto vi dono.
Che volete di più?
Celindo.   Mi giunge nuovo,
Artimisia gentil, codesto amore.
La mia fede, il mio cuore
Ad Erminia donai, voi lo sapete.
Artimisia. È ver; voi non potete
Lasciarla, abbandonarla.
Sperar l’affetto vostro a me non lice.
Ah misera, infelice!
Penar senza speranza mi conviene.
Altri avranno i contenti, ed io le pene.
Celindo. (Mi fa pietade). (da sè
Artimisia.   (Ha da cascar, se fosse
Più duro d’un macigno). (da sè
Celindo.   (Ma non posso
Erminia abbandonar). (da sè
Artimisia.   Non giova al mondo
Fede, sincerità, costanza, amore;
Per guadagnare un cuore,
Che le grazie più belle in se raduna,
Merito non ci vuol, ci vuol fortuna.
Celindo. Spiacemi che sì tardi
Scoperto il vostro foco1...

  1. Forse è de leggere: Scoperto ho il vostro foco.