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LUGREZIA ROMANA 81


La barchetta si rompe;

Collatin più non vedo, e la sua morte
Pianger io deggio. Ahi rimembranza! ahi sorte!
Albumazar. E tu come salvata?
Lugrezia.   Io dal dolore
Esalainota semiviva un sì gran vento,
Che si sentì nel vicin porto. A questo
Strepito inusitato
L’ammiraglionota sortì, venne, mi vide,
Mi prese, m’asciugò, mi pose in letto,
M’assistè, mi curò;
Cosa poi succedesse io non lo so.
Albumazar. Bella, non dubitar, giungesti in loco
Dove lieta starai.
Lugrezia.   Ah me infelice!
Dov’è il consorte mio? chi me lo rende?
Dove rivolgo addolorata i passi?
Mi vuò romper la testa in questi sassi.
Albumazar. Deh fermati, mia cara;
In me avrai un consorte
Che cangiare farà l’empia tua sorte.
Lugrezia. Come! tu mio consorte! Ah non fia vero!
Giurai... (Ma che giurai? che fo? che penso?
Collatino è già morto,
Lo stato vedovil poco mi piace).
Via, signore, farò quel che ti piace.

SCENA IX.

Collatino e detti.

Collatino. (Che vedo! Qui Lugrezia!

Qui la consorte mia?)
Albumazar.   Sì, sì, mia vita,

1
2

  1. Valva».: essalai.
  2. Edd. Valvas. e Tevernin: Armiraglio.