Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/88

80 ATTO PRIMO
Lugrezia. Roma tutta in tumulto

Minacciava ruine, e messer Bruto
Ne volea far di belle, onde risolto
Abbiamo fra noi due fuggir gl’intrichi,
E salvare la panza per i fichi.
Albumazar. Sana risoluzion!
Lugrezia.   Giù per il Tebro
In picciola barchetta
Navigassimo in fretta,
Quando mi sopraggiunse nota un certo male
Con dolori di ventre così atroci,
Che quasi mi pareva esser incinta.
Era il mio caro sposo
Confuso ed agitato;
Ma tutto alfine si disciolse in flato.
Albumazar. Oh che bel caso è questo!
Indi come giungesti?...
Lugrezia.   Ascolta il resto.
Venne la notte, ed un sopor soave
Ci prese entrambi; e tutti due dormendo
Ci trovassimo in mar, non so dir come.
Un impetuoso vento
Ci distacca dal lido,
E fatto il legno mio scherzo dell’onde,
11 mio intrepido cor non si confonde.
Spoglio l’inutil veste,
La getto in mar. Prendo la mia camiscianota,
E con la bianca tela
Al palischermo mio formo la vela.
Collarino stupisce,
Applaude all’invenzione,
E con la spada sua forma il timone.
Albumazar. Oh che ingegno divin!
Lugrezia.   Ma finalmente

1
2

  1. Valvasense: sopragionse e più sotto: giongesti.
  2. Zatta: camicia.