Tanto può, tanto vale,
Ch’ha fatto nel mio sen piaga mortale.
Lucrezia. Signor, cotal discorso
M’ha fatto di rossor tinger le gote:
Non soffre esser lodata
Femmina accostumata;
Se tu con sensi arditi
All’onesto cuor mio vuoi mover guerra,
Chinerò per modestia i lumi a terra.
Albumazar. (Bella virtù!) Ma dimmi:
Chi sei? Donde ne vieni? E qual destino
A Bisanzio ti guida? È tua elezione,
O ti condusse il caso?
Lugrezia. Odimi, e inarca per stupore il naso:
Di Lugrezia Romana i strani casi
Uditi avrai; io quella sono, io quella
Che da Sesto Tarquinio assassinata,
Ho fatto senza colpa la frittata.
Albumazar. Dell’illustre matrona
È famosa l’istoria;
Ma come quella sei,
Se Lugrezia Romana
S’ammazzò per non vivere... etcetera?
Lugrezia. Ammazzarmi! marmeo! non fui sì matta.
Finsi sbusarminota il petto,
Ed il ferro mostrai di sangue sporco;
Ma quell’era, o signor, sangue di porco.
Albumazar. Brava! lodo il tuo spirto.
Lugrezia. A Collatino,
Dolce marito mio, confidai tutto;
Ei si strinse in le spalle,
E disse: Mi consolo,
Che se io sono martinnota, non sarò solo.
Albumazar. Oh dell’età vetusta eroe ben degno!
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- ↑ Forma dialettale: bucarmi.
- ↑ Becco: v. Crusca.