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LUGREZIA ROMANA 73
La prego d’una grazia.

Albumazar.   Arbitra sei;
Comandarmi tu puoi, pregar non dei.
Mirmicaina. M’è stà ditto per certo, che in Turchia
No se possa magnar carne porcina;
Mi ghe son matta drio1, onde la prego
Dar licenza che possa
Impenirme la panza,
Col magnargliene un poca alla mia usanza.
Albumazar. Via, tu sarai contenta: andiamo al trono.
Già impaziente sono
Di stringerti al mio seno: oggi Bisanzio
Alla nuova mia sposa il capo inchina.
Mirmicaina. Largo, largo, patrone, alla regina.

SCENA III.

Ruscamar e detti.

Ruscamar. Salamelech.

Albumazar.   Addio: parla italiano.
Ruscamar. Segnor, in questo puntu2
Mi aver fatto gran presa; aver trovada
Su spiaggia de mar Bianco
Femena3 bianca e bella,
Con tanto bel musin, che parer stella.
Albumazar. Dimmi, dove si trova?
Mirmicaina. Via, sior Albu... no m’arecordo el resto.
Sì, sior Albumazar, via, cossa femio?
Andemio, o non andemio?
Albumazar. Aspetta ancora un poco. Ove si trova?
Ruscamar. Star in propria mia4 casa,
Ma star a to comando. Oh, se ti vedi

  1. Amare o desiderare pazzamente una cosa. Drio, dietro. V. Boario.
  2. Così sulle varie stampe.
  3. Tevernin e Zatta: Femmina.
  4. Edd. Guibert e Zatta: In mìa propria.