Flaminia. Ma colei è Lisetta.
Bonafede. Che volete ch’io dica?
Colei è la felice
Del Mondo della Luna imperatrice.
Clarice. Oh fortunata invero!
Mentre quel della luna è un grande impero.
Flaminia. Monarca, a voi m’inchino.
Cecco. Manco male, che voi
Vi siete ricordata alfin di noi.
Flaminia. Perdon io vi dimando,
E alla vostra bontà mi raccomando.
Cecco. Olà, Espero, udite: (ad Ernesto
Questa bella servite.
Conducetela tosto alle sue stanze,
E insegnatele voi le nostre usanze.
Ernesto. Obbedito sarete.
Bonafede. Ehi, ehi, fermate.
Signor, le figlie mie
Con gli uomini non van da solo a sola.
Cecco. In questo nostro mondo
Le femmine ci van pubblicamente,
E non lo fanno mai secretamente.
Bonafede. È ver, non parlo più.
Flaminia. Contenta io vado,
Giacchè il mio genitor non se ne lagna,
Con Espero gentil che m’accompagna.
Se la mia stella
Si fa mia guida,
Scorta più fida
Sperar non so.
Al suo pianeta
Contrasta invano
Quel labbro insano
Che dice no. (parte, servita da Ernesto