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518 ATTO SECONDO
Caro signor Ecclitico, ch’io sappia?

Dormiva ancor nel letto,
Allorchè son venuti
Quei marioli cornuti:
M’hanno bendati gli occhi,
M’hanno condotta via,
E adesso non so dir dove mi sia.
Ecclitico. Lisetta, avete avuta la fortuna
D’esser passata al Mondo della Luna.
Lisetta. Ah, ah, mi fate ridere;
Non sono una bambina
Da credere a sì fatte scioccherie.
Ecclitico. Delle parole mie
Voi la prova vedrete,
Quando sposa sarete
Del nostro imperatore,
Che pel vostro bel viso arde d’amore.
Lisetta. La favola va lunga.
Il padrone dov’è?
Ecclitico.   Morto si finse,
Ma nel mondo lunare egli è passato,
E anch’io dopo di lui sono arrivato.
Lisetta. Caro signor lunatico,
Non mi fate adirar. Per qual cagione,
Ditemi, uscir di casa mi faceste?
Ecclitico. Di casa usar credeste;
Ma dal balcon passata,
Foste qui da una nuvola portata.
Lisetta. Orsù, tali pazzie soffrir non voglio;
Vuò saper dove tende quest’imbroglio.
Ecclitico. Ecco il vostro padrone:
Domandatelo a lui, che lo saprà.
Io vado a ritrovar sua maestà. (parte