Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/521


IL MONDO DELLA LUNA 513
E quando il cielo imbruna,

Esco primiero a vagheggiar la luna.
Sortito avrà l’influsso,
Quel ch’Ernesto s’appella,
Dalla costellazion della mia stella.
Bonafede. Io non so che mi dir; voi tutto Ernesto
Certo rassomigliate.
Cecco. Non vi meravigliate,
Chè nella nostra Corte abbiamo noi
Un buffon che somiglia tutto a voi.
Bonafede. Grazie a vostra bontà del paragone;
Ma io, per dirla a lei, non son buffone.
Cecco. Eppur nel vostro mondo
Chi sa far il buffon, è fortunato.
Bonafede. Cappari! egli è informato.
Cecco.   Or che vi pare?
Vi piace il nostro mondo?
Bonafede.   In fede mia
A chi un mondo sì bel non piaceria?
Ma per esser contento,
Una grazia, signor, ancor vi chiedo.
Cecco. Chiedete pur, ch’io tutto vi concedo.
Bonafede. Ho due figlie e una serva,
Vorrei...
Cecco.   V’ho già capito,
Le vorreste con voi.
Andrà, per consolarle,
Una stella cometa ad invitarle.
Bonafede. Ma le stelle comete
Portan cattivo augurio.
Cecco.  Fonte/commento: ec Oh, gente pazza
Del mondo sublunar! poichè le stelle
Conoscer pretendete,
E voi stessi laggiù non conoscete.
Bonafede.   Ha ragion, ha ragion, non so che dire.