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512 ATTO SECONDO


SCENA IV.

Bonafede solo.

Parmi che dica il vero; anzi Lisetta

Ora è meco amorosa, or sdegnosetta.
Ma s’ella qui verrà,
Forse si cangerà. Ben mi ricordo
Del bellissimo caso
Della donna menata per il naso.

SCENA V.

Si alza il ponte lavatore, e vedesi in fondo della Scena un carro trionjale, tirato da sei Uomini bizzarramente vestiti, con sopra il carro Cecco, vestito da Imperatore, e a’ piedi del medesimo Ernesto, vestito all’eroica, con una stella in fronte. Bonafede osserva con meraviglia.
A suono di sinfonia s’avanza il carro, e giunto alla metà della scena, lo fermano; Ernesto scende ed aiuta a scender Cecco con affettata sommissione.
Bonafede. Umilmente m’inchino

A Vostra Maestà.
Cecco.   Chi siete voi,
Che indrizza i suoi saluti
Alla maestà nostra, e non a noi?
Bonafede. Perdoni; io fo all’usanza
Del mondo sublunar dove son nato.
Cecco. Sì, sì, sono informato,
Che là nel vostro mondo
Trionfa l’albagia,
Nè di titoli mai v' è carestia.
Bonafede. Dice ben... Ma che vedo!
Quivi il signor Ernesto?
Ernesto.   V’ingannate.
Io stella sono, ed Esperò m’appello;

SCENA IV.

Bonafede solo.

Parmi che dica il vero; anzi Lisetta

Ora è meco amorosa, or sdegnosetta.
Ma s’ella qui verrà,
Forse si cangerà. Ben mi ricordo
Del bellissimo caso
Della donna menata per il naso.

SCENA V.

Si alza il ponte lavatore, e vedesi in fondo della Scena un carro trionjale, tirato da sei Uomini bizzarramente vestiti, con sopra il carro Cecco, vestito da Imperatore, e a’ piedi del medesimo Ernesto, vestito all’eroica, con una stella in fronte. Bonafede osserva con meraviglia.
A suono di sinfonia s’avanza il carro, e giunto alla metà della scena, lo fermano; Ernesto scende ed aiuta a scender Cecco con affettata sommissione.
Bonafede. Umilmente m’inchino

A Vostra Maestà.
Cecco.   Chi siete voi,
Che indrizza i suoi saluti
Alla maestà nostra, e non a noi?
Bonafede. Perdoni; io fo all’usanza
Del mondo sublunar dove son nato.
Cecco. Sì, sì, sono informato,
Che là nel vostro mondo
Trionfa l’albagia,
Nè di titoli mai v' è carestia.
Bonafede. Dice ben... Ma che vedo!
Quivi il signor Ernesto?
Ernesto. V’ingannate.
Io stella sono, ed Esperò m’appello;