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498 | ATTO PRIMO |
SCENA VIII.
Clarice, poi Bonafede.
V’ho detto tante volte
Che non uscite dalla vostra stanza.
Clarice. Ed io tant’altre volte
Mi sono dichiarata
Che non posso soffrir di star serrata.
Bonafede. E ben, bene, fraschetta,
So io quel che farò.
Clarice. Sì, castigatemi;
Cacciatemi di casa, e maritatemi.
Bonafede. Se io ti maritassi,
Non castigherei1 te, ma tuo marito.
Nè castigo maggior dar gli potrei,
Quanto una donna pazza qual tu sei.
Clarice. Io pazza? V’ingannate.
Pazza sarei qualora
Mi lasciassi un po’ troppo intimorire,
E avessi per rispetto a intisichire.
Son fanciulla da marito,
E lo voglio, già il sapete,
E se voi non mel darete,
Da me stessa il prenderò.
Ritrovatemi un partito
Che sia proprio al genio mio;
O lasciate, farò io:
Se lo cerco, il troverò.
- ↑ Fenzo: castigarei.