Il signor Bonafede. È vostro amico?
Ecclitico. Amico ed amicone
Della mia strepitosa professione.
Ernesto. Egli ha una bella figlia.
Ecclitico. Anzi n’ha due.
Cecco. Anzi rassembra a me,
Che colla cameriera n’abbia tre.
Ernesto. Son di Flaminia amante.
Ecclitico. Ed io Clarice adoro.
Cecco. Per Lisetta ancor io spasimo e moro.
Ernesto. L’ho chiesta al Bonafede,
Ed ei me l’ha negata.
Ecclitico. Spera di maritar le proprie figlie
Con principi d’altezza.
Cecco. E così spera
A un conte maritar la cameriera.
Ecclitico. Corrisponde Flaminia all’amor vostro?
Ernesto. Mi ama con tutto il cor.
Cecco. La mia Lisetta
Per le bellezze mie par impazzita.
Ecclitico. E Clarice è di me pur invaghita.
Ditemi, vogliam noi
Rapirle a questo pazzo?
Ernesto. 11 Ciel volesse!
Ecclitico. Secondatemi dunque, e non temete.
Cecco. Un ottimo mezzan so che voi siete.
Ecclitico. Di denar come state?
Ernesto. Quando occorra,
Io voterò l’erario.
Cecco. Io sacrificherò tutto il salario.
Ecclitico. Andiamo; ho un macchinista,
Che prodigi sa far. Con il mio ingegno
Oggi di far m’impegno
Che il signor Bonafede, o sia baggiano,
Le tre donne ci dia colla sua mano.