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La Commedia.
T’inganni, e ben tu stessa
Puoi confessar con pena,
Quanto l’Itala scena
Di me si pregi, e quanto in questi lidi.
La Musica.
Tempo già fu che vaneggiava il mondo;
Più non l’avrai secondo;
Ora per la virtù risorto1 è il zelo,
Ed io sono virtù che vien dal Cielo.
La Commedia.
Che parli di virtù? Misero nome,
Venerabile tanto,
Ormai degno di pianto!
Lo sconcertato suono
Di turba mercenaria
Che non so dir se gracchi, o pur se canti,
Potrà dirsi virtù? Miseri vanti.
La Musica.
Olà, frena, mendace,
Quel tuo labbro loquace,
Nè l’invidioso tuo vile costume
Giunga a oltraggiar quel lume
Per cui tanto splendore hanno le scene.
Rammenta quante volte
Avvilita, negletta,
Per me sol tollerata2
Fusti dal popol misto, allora quando
Teco, qual tu ben sai,
Comparir su le scene io mi degnai.

  1. Nel testo: rissorto.
  2. Testo: tolerata.