Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/487



NOTA STORICA

Quante finzioni nel teatro, in tutti i tempi, specialmente nel Settecento! Questo Finto principe del Goldoni ci fa ricordare uno scenario tratto da un codice Magliabecchiano e pubblicato da Adolfo Bartoli (Scenari inediti della Commedia dell’Arte, Firenze, 1880): dove l’arte d’un mago trasforma in principe il povero Cola, lavandaio. Il Bartoli non dimentica nella prefazione di citare un altro scenario recitato a Parigi nel Seicento dal Biancolelli (Dominique), Arlecchino creduto principe (p. XXXVII; v. anche Moland, Molière et la Comédie Italienne, Paris, 1867, p. 369, da Gueulette); e un altro ancora recitato colà dal Riccoboni nel 1716, Arlecchino finto principe (p. XXXIX). Un Finto principe troviamo pure fra gli scenari del Gibaldone di D. Annibale Sersale, donato da B. Croce alla Biblioteca Nazionale di Napoli, vol. I, n. 41 (vedi al n. 42 un Finto re). Fra le commedie popolari stampate dal Lovisa a Venezia sulla fine del Seicento e in principio del Settecento ricompare Trufaldin finto principe; e di nuovo a Venezia fu stampata nel 1729 un’altra commedia, col titolo di Finto prìncipe, di D. Carlo Ambrosi veneziano (v. Drammaturgia Allacci, ed. di Ven. 1753).

Il Goldoni non ha bisogno della magia per trasformare il servo Floro nel suo morto padrone: bastano la somiglianza del volto e le vesti. Torna a mente Jodelet ou le Maitre-valet (1643) di Scarron, tolto dalla comedia di Francisco di Rojas, Donde hay agravios, no hay celos, y amo criado; tornano a mente Mascarille, finto marchese, e Jodelet, finto visconte, nelle Précieuses rìdicules (1659) di Molière (v. Toldo L’oeuvre de Molière, Turin, 1910, F. 37); tornano a mente Crispin riva de son maitre (1707) di Lesage e avventura di Raffaello presso il signor di Moyadas nel libro V di Gil Blas, e più ancora la commedia spagnola di Hurtado de Mendoza, los Empeños del mentir, da cui lo scrittore francese tolse lo spunto. Negli Empeños infatti un avventuriere “abusando delle confidenze d’un cavaliere che ha salvato dai briganti, tenta di far sua la sorella del brav’uomo, facendosi passare per lo sposo che si attende” (E. Lintilhac, Lesage, Paris, Hachette, 1893, p. 38 e La Comédie - Dix-huitième siècle, Paris, 1909, p. 161). Di fonte spagnola dev’essere probabilmente anche il Finto marchese, commedia di Mattias Maria Bartolommei, che uscì a Roma nel 1676 (v. Allacci). Ma dove lasciamo i travestimenti del servo e del padrone nel capolavoro di Marivaux? (le Jeu de l’amour et du hazard, 1730).

Non lasciò intentate simili finzioni la commedia buffa napoletana. Ecco, per esempio, nel 1729 la Baronessa o vero gli Equivoci di Bernardo Saddumene, dove una servetta “profittando dell’assenza della padrona, fa credere