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IL FINTO PRINCIPE 467
Floro. Signor sì, che ce l’ho.

Cleante.   Sapete voi,
Che abbia data parola
Di sposar certa donna?
Floro.   Il so benissimo;
E so che l’iniquissimo
Sposar più non la vuole. £ innamorato
Della vostra Lesbina, ed io, che sono
Principe che ama il giusto e la ragione,
Vuò che sposi Lindora il mascalzone.
Cleante. (Eh, Lindora s’inganna). Adunque fate
Che Floro in corte venga,
E che sposi Lindora a suo dispetto.
Floro. Floro la sposerà, ve lo prometto.
Cleante. (In questa guisa io spero
Scoprir chi dice il falso, e dice il vero). (parte

SCENA III.

Floro, poi Roberto.

Floro. Costei vuol imbrogliarmi;

Ma se mi riesce il colpo meditato,
Con tutta pulizia sarò sbrogliato.
Roberto. Principe, se col ferro...
Floro. Ogni trista memoria ormai si taccia,
E pongansi in oblio le andate cose1.
Ditemi in confidenza,
Amate voi Rosmira?
Roberto.   Ah che per lei
Smanio, peno, deliro, e son furente.
Floro. E a me di lei non me n’importa niente.
Vuò che facciam tra noi un negozietto.

  1. Questi versi del Tasso nella Gerusalemme, c. XVIII, str. 2, ricordò spesso il Goldoni: v. vol. XXVI, p. 65.