Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/456

448 ATTO SECONDO
Mutoli e mesti innanzi voi ci rese.

Aggravandosi il male
Del genitor, ch’è pur suocero vostro,
È l’estrema cagion del dolor nostro.
Floro. Bene, vi compatisco;
Spiacemi che stia male
Il principe mio suocero.
Che ha la principessa mia consorte?
Cleante. Oppressa è dal dolor barbaro e fiero.
Lindora. (Costui è dunque il principe da vero?)
Floro. Noi la consoleremo.
Il modo troveremo1
Di rallegrarla un poco.
Lieta sarà quando vedrà lo sposo,
Si bello, sì compito e sì grazioso.
Lindora. (Questa val un tesoro;
Tutto Floro rassembra, e non è Floro).
Floro. Ma in Sorrento non sanno
Certe genti volgari ancor chi sono.
Ditemi, non son io
Il principe Ferrante?
Cleante.   È ver.
Floro.   Non venni
A prendere in isposa
Rosmira principessa,
Vostra germana?
Cleante.   È ver.
Floro. Dunque il mio nome
Il mio grado, il mio affetto,
Sappia chi non lo crede, a suo dispetto.
Lindora. (Ho inteso, viene a me).
Cleante.   Venite, amico;
Per me v’invita il genitor languente;
Venite a riveder la vostra sposa.

  1. Fenzo: trovaremo.