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IL FINTO PRINCIPE 447
Floro. Io camerier? Ti pare,

Che questa faccia mia
Di cameriere sia?
Perchè clemente io sono,
Vanne, vil femminuccia, io ti perdono.
Lindora. Credi non ti conosca?
Lo so che Floro sei.
Floro. Floro? Or m’avvedo,
Pellegrina gentil, del vostro inganno.
Voi non avete torto.
Floro mi somigliava, e Floro è morto.
Lindora. No, no, non me la ficchi.
So che somigli al principe Ferrante,
Ma un certo non so che,
Briccon, conosco in te,
Che nel principe certo non si trova;
Io che ti praticai, lo so per prova.
Floro. Eh vanne, che sei stolta:
Un principe mio pari non ti ascolta.
Lindora. Signor principe caro, ecco la carta
Sottoscritta da lei d’esser mio sposo.
Se non mi vorrà far giusta ragione,
Con il suo principato andrà prigione.
Floro. Olà, femmina audace,
Così parli con me?
Lindora. Così parlo con te.
E se finger tu segui con malizia,
Or vado ad accusarti alla Giustizia.

SCENA III.

Cleante e detti.

Cleante. Principe generoso,

A voi chiedo perdono,
Se un estremo cordoglio