Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/443


IL FINTO PRINCIPE 435
Floro con tal inganno

S’acquista la galera; ed io, che sono
Degno campion del valoroso Marte,
Avrò della galera la mia parte.
Lindora.
  Chi m’aiuta, per pietà?
  Chi mi fa la carità?
  Son da tutti abbandonata,
  Pellegrina sventurata.
Crocco. Ecco la nuova moda.
Tutte le parigine
Si veston oggidì da pellegrine.
Lindora. Amico, favorite.
Crocco.   Eh la sbagliate.
Non ho un soldo, sorella, e se ne avessi,
Vi giuro in fede mia,
Che non vorrei con voi buttarlo via.
Lindora. Siete della città?
Crocco.   Son forastiero.
Lindora. È lecito saper di dove siete?
Crocco. Di Taranto son io.
Lindora. Il paese ch’è vostro, è ancora il mio.
Mi conoscete voi?
Crocco.   No certamente.
Lindora. Io son quella Lindora,
Ch’esser sposa dovea di certo Floro,
Che del prence Ferrante è cameriere.
So ch’egli è qui venuto
Per sposar altra donna;
Ond’io, che lo pretendo per marito,
Con il bordone in man l’ho qui seguito.
Crocco. Oh povera ragazza!
Siete venuta in pessima occasione.
Lindora. Perchè?
Crocco.   Perchè... mi viene