Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/40

32

rappresentato a Vienna dentro il 1734 (v. lettera del M. al Peroni, 24 ott), ma spedito a Venezia allo stampatore Bettinelli soltanto nel novembre del ’36 e cantato la prima volta a S. Gio. Crisostomo nel 1744.

Non dunque vero dramma eroicomico, bensì serio-giocoso, per la parte notevole che vi hanno i servi Carino e Bellide (cioè il capocomico Imer e la valente Agnese Amurat). Siamo costretti a ripensare a certi melodrammi del Seicento, prima dello Zeno, dove l’elemento comico si accozza col tragico in bizzarra forma. Può darsi che colpevole di sì misera invenzione fosse principalmente lo stesso Vivaldi, che non aveva mai musicato fino allora, per quel che sappiamo, Intermezzi buffi. Ma anche qui l’ingegno del Goldoni ha aualche guizzo negli scherzi di Carino e principalmente di Bellide, la servetta del Settecento veneziano.

Del maestro Antonio Vivaldi ricercò di recente le notizie biografiche Arcangelo Salvatori (A. Vivaldi [il Prete Rosso] - Note biografiche, in Rivista Mensile della Città di Venezia, VII, n. 8, agosto 1928, pp. 325-346: saggio premiato dall’Accademia di Musica Antica), ma non potè stabilire con certezza la data della nascita, ch’è fra il 1675 e il 1678, nè quella della morte. Solo si sa che nell’aprile del 1740 egli era sul punto di abbandonare un’altra volta Venezia. Nel volume II dei Commemoriali di Piero Gradenigo, presso il Museo Civico Correr, trovo questo cenno (sfuggito al Salvatori) in data 173... “L’Abbate D. Antonio Vivaldi, incomparabile Sonador di Violino, detto il Prete Rosso, stimatissimo per le sue Composizioni e Concerti, lucrò a’ suoi giorni più di 50 mille ducati, ma per sproporzionata prodigalità morì povero in Vienna”. Così almeno sappiamo dove finì il famoso maestro, benché il Gradenigo fosse incerto, anzi errasse, nell’indicare la data. Nel Nuovo Dizionario 1storico stampato a Bassano, e curato in parte dal Verci, si legge questa breve notizia: “Vivaldi (Antonio), celebre musico Italiano, morto verso il 1740. Era maestro di Cappella nel Conservatorio della Pietà in Venezia. Famoso si è il costui nome fra i così chiamati Virtuosi a motivo del suo talento pel violino, e fra i Compositori per le sue sinfonie, fra le quali son più celebri le sue Quattro Stagioni” (t XXI, 1796, p. 248). È probabile che il vecchio prete, sempre malato, morisse appena giunto a Vienna, forse per gli strapazzi del viaggio, nel ’40 (v. anche Cicogna, ricordato dal Salvatori, l. c., p. 334).

Nelle memorie italiane, dettate molto prima delle memorie in francese, e che io cito perchè sfuggirono al Salvatori, il Goldoni è più benigno nel giudicare la musica del Vivaldi. “Questo famosissimo Suonator di violino” egli scrive,”quest’uomo celebre per le sue suonate, specialmente per quelle intitolate le Quattro Stagioni, componeva altresì delle Opere in musica; e quantunque dicessero i buoni conoscitori ch’egli mancava nel contrappunto, e che non metteva i bassi a dovere, faceva cantar bene le parti, e il più delle volte le Opere sue hanno avuto fortuna” (vol. I, p. 107). Le sonate delle Quattro Stagioni furono celebrate anche da Angelo Goudar nei supplementi delle Remarques sur la musique et la danse (v. citaz. a p. 145, n. 3, di Venise au 18e siècle di Philippe Monnier, Paris, 1907). Pure il Tartini accusava il Vivaldi di aver voluto invano coltivare tutti due i generi di musica, strumentale e vocale: “Vivaldi, qui a voulu s’exercer dans les deux genres”