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L’Arcadia in Brenta del Goldoni fu musicata nel 1749 da Baldassare Galuppi detto il Buranello (1706-1785), che già nel ’40 e nel ’41 aveva composto la musica di due opere serie del poeta nostro, del Gustavo primo e dell’Oronte. È questa la prima opera comica del maestro veneziano? Francesco Piovano che nel suo diligentissimo studio sul Galuppi, stampato nella Rivista Musicale Italiana (1906, fasc. 4; 1907, fasc. 2; 1908, fasc. 2), lo saluta "quale efficacissimo riformatore della musica comica" e precursore “della nuova generazione dei compositori della scuola napoletana”, del Piccinni, del Paisiello, del Cimarosa,”coi quali l’opera buffa napoletana, dopo essere stata per non breve periodo pressoché ristretta alle sole rive partenopee, conquistò finalmente i teatri di tutta la penisola ed anche d’oltremonti” (l. c., 1908, p. 249), non si fece questa importante domanda. Fino a questo momento, cioè fino al ritorno del Goldoni da Pisa e al trionfo della riforma del teatro comico nell’anno 1748-49 a Sant’Angelo, con le recite applauditissime della Vedova scaltra e della Putta onorata, non pare che il Galuppi, noto già da molti anni per le sue opere serie, rivestisse per intero di note giocose un’opera buffa, benché rimaneggiasse qualche dramma comico musicato da altri autori: fatta eccezione per la Forza d’amore del padre Panicelli, rappresentata a S. Cassiano nel carnevale del 1745, vero "dramma giocoso", come nella stampa s’intitola, per quanto goffo e prolisso. Certo l’Arcadia incontrò immenso favore presso il pubblico e segna una data memorabile nella vita artistica del Buranello.

Nel settembre dello stesso anno fu in fatti cantata a Crema e nella stagione autunnale venne ripetuta a Venezia sul teatro di S. Moisè. Nella primavera del 1750 la troviamo a Milano e in quella del ’51 ancora a Milano e a Bologna, e nel medesimo anno a Torino; nell’ottobre del ’52 a Este, nel ’53 un’altra volta a Venezia e poi a Faenza; nel ’55 ad Amburgo, a Dresda, a Lipsia; nel ’57 a Bassano, nel ’59 a Roma, ridotta a semplice intermezzo, e a Monaco (pure ridotta), nel ’64 a Modena, nel ’65 a Como (col titolo di Nuova Arcadia), nei ’69 di nuovo a Roma e finalmente nel ’71 a Bonn. Non si sa perchè il Wotquenne metta l’Arcadia fra le opere incerte del Galuppi (v. B. Galuppi, in Rivista Mus. It., 1899, p. 570). Il libretto del Goldoni fu pure musicato nel carnovale del 1757 da Gio. Meneghetti per il teatro di Piazza a Vicenza (comunicazione dell’amico C. Musatti, desunta dal Dizionario del Pavan); nel 1764 da Gio. Cordeiro per il Real Teatro di Salvaterra a Lisbona; nel 1771 da incerto autore per il teatro della Corte Elettorale a Colonia; nel 1780 dal maestro Bosi, per il teatro Bonacossi di Ferrara.

Per la bibliografia e per ogni notizia sul Galuppi si deve consultare l’ottimo studio del Piovano. Peccato che al Piovano sfuggissero i copiosi Notatorj inediti del Gradenigo, presso il Museo Civico di Venezia. Nel 1740 il Buranello fu maestro di coro del pio Ospitale dei Mendicanti (Vinc. Caffi, Storia della musica sacra della già Cappella Ducale di 5. Marco ecc., Venezia, 1854, vol. I, p. 394); ma l’anno dopo venne chiamato a Londra dove restò due stagioni teatrali (Piovano, l. c., 1906, pp. 703-704 e 706). Nel ’48 ebbe la nomina di vicemaestro della Cappella Ducale di S. Marco (Caffi, l. c., I, 389) e nell’aprile del ’62 diventò, per la morte del Saratelli,