Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/350

342 ATTO SECONDO
Conte. Voi siete il mio tesoro.

Lindora. Per voi languisco e moro.
Fabrizio. Ah, tu sì la mia bella. (a Lauretta
Laura. E voi siete il mio caro Pulcinella.
Conte. A voi donato ho il core. (a Lindora
Lindora. Ardo per voi d’amore.
Fabrizio. Per te mi sento lo Vesuvio in pietto. (a Lauretta
Laura. Cotto è il mio core al foco dell’affetto.
Conte.   Vezzosetta, mia diletta. (a Lindora
Fabrizio.   Menarella, mia caretta.
Lindora.   Cintio caro, Cintio mio..
Laura.   Pulcinella bello mio.
Lindora.   Che contento, che diletto!
Laura.   Vien, mio bene, a questo petto.
(a quattro   Io ti voglio un po’ abbracciar.
(viene Foresto, da Pantalone
Foresto.   Olà, olà, cossa feu?
  Abrazzai?
  Cagadonai1!
  Via, cavève2, via de qua.
Lindora. Io m’inchino al genitore.
Laura. Serva sua, signor padrone.
Conte. Riverisco, mio signore.
Fabrizio. Te so schiavo, Pantalone.
Foresto. El ziradonarve3 attorno;
Tutti andève a far squartar4.
Conte. Vuol ch’io vada?
Foresto.   Mi ve mando.
Fabrizio. Vado anch’io?
Foresto.   Mi v’ho mandao.
Conte. Anderò con la mia bella.
Fabrizio. Anderò con Menarella.

  1. Disgraziati, birboni: voce volgare. V. vol. II, 179, 200, 227 e Boerio.
  2. Andatecene: Boerio.
  3. Forse il testo è scorretto, il senso non riesce chiaro. Vol. XVII, p. 293 e vol. XVIII, p. 340.
  4. Vol. XX, p. 79.