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L'ARCADIA IN BRENTA 339
E questo d’aver fatto

Gran musica si vanta,
E che il difetto vien da chi la canta.
Infine l’impresario
Senza saper qual siane la cagione,
Se ne va dolcemente in perdizione.
  Perchè riesca bene un’opera,
  Quante cose mai vi vogliono!
  Libro buono e buona musica,
  Buone voci e donne giovani.
  Balli, suoni, scene e macchine.
  E poi basta? Signor no.
  Che vi vuol? lo non lo so.
  Ma noi sa nemmen chi critica,
  Benché ognun vuol criticar.
  Parla alcuno per invidia,
  Alcun altro per non spendere,
  Mentre il più di tutti gli uomini
  Col capriccio che li domina
  Suol pensare e giudicar. (parte

SCENA X.

Sala.

Il Conte col nome di Cintio, e Fabrizio da Pulcinella.
Lauretta da Colombina, Lindora col nome di
Diana, e in fine Foresto da Pantalone.

Conte. Seguimi, Pulcinella.

Fabrizio.   Eccome ccà.
Conte. Siccome un’atra nube
S’oppone al sole, e l’ampia terra oscura,
Così da quelle mura
Coperto il mio bel sol cui l’altro cede,
L’occhio mio più non vede. Ond’è che afflitto
I nuovi raggi del mio sole attendo.