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338 | ATTO SECONDO |
Che dobbian recitar all’improvviso
Stassera una commedia.
Fabrizio. Io non ne so.
Foresto. Non temete, ch’io vi contenterò.
Il Conte ha destinato
Di far da innamorato;
Da innamorata dovrà far Madama.
Lauretta fa la serva,
Io fo da genitore,
E voi dovete far da servitore.
Fabrizio. Da servitor?
Foresto. Cioè la parte buffa.
Fabrizio. Il buffo io dovrò far? Quest’è un mestiere,
Ch’è difficile assai;
Per far ridere i pazzi
Non vi vuol grand’impegno.
Ma far rider i savi è grand’impegno.
Foresto. Già s’avanza la notte:
Andatevi a vestir, ch’io venirò.
Fabrizio. Farò quel che potrò:
Mi dispiace il parlar all’improvviso.
Se fosse una commedia almen studiata,
Si potrebbe salvar il recitante,
Dicendo che il poeta è un ignorante. (parte
SCENA IX.
Foresto solo.
Gettar la colpa su la schiena altrui.
Se un’opera va mal, dice il poeta:
La mia composizion è buona, e bella;
Quel ch’ha fallato è il mastro di cappella.