Fabrizio. (E pur, se mi volesse,
Io non ricuserei
Di far un poco il cicisbeo con lei).
Lindora. Si-gnor Fa-bri-zio. (con caricatura
Fabrizio. Oh Cielo! Mi perdoni.
Non l’aveva sentita.
Lindora. Ho gridato sì forte, che la gola
Mi si è tutta enfiata;
Quasi in petto una vena m’è crepata.
Fabrizio. Cancaro! Se ne guardi;
Favorisca.
Lindora. M’aiuti.
Fabrizio. Eccomi lesto.
Lindora. Non mi tocchi.
Fabrizio. Perchè?
Lindora. Son tenerina.
Fabrizio. Impastata mi par di ricottina.
Lindora. Ahi 1 son stanca.
Fabrizio. S’accomodi, Madama.
Lindora. Sederei volentier, ma questa sedia
E dura indiavolata.
Sul morbido seder son avvezzata.
Fabrizio. Ehi... dico pian, non tema. Ehi, reca tosto
Una sedia miglior. (viene il Servo
Lindora. Molt’obbligata.
(il Servo va, e torna con una sedia di damasco
Fabrizio. Sieda qui, starà meglio.
Lindora. Oibò, è sì dura
Cotesta imbottitura,
Ch’io non posso sperar di starvi bene.
Fabrizio. Rimediarvi conviene.
Porta la mia poltrona.
Lindora. Compatisca, signor.
Fabrizio. Ella è padrona.
(torna il Servo con la poltrona