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L'ARCADIA IN BRENTA 331
Io son un mentecatto, io son un bue:

Servirò, se il permette, a tutte e due.
Laura. Se Madama l’accorda...
Lindora.   Io nol contendo.
Laura. Io son contenta, e le sue grazie attendo.
Conte. Eccomi. Favorisca, faccia grazia.
Sull’umil braccio mio poggi la mano.
Laura. Camminate più presto.
Lindora.   Andate piano.
Giacinto. Son godibili assai. (a Rosanna
Rosanna. (Più grazioso piacer non ebbi mai). (a Giacinto
Laura. Ma via, non vi movete?
Conte. Eccomi lesto.
Lindora.   Non andate sì presto;
Di già voi mi stroppiate.
Laura. Con questo andar sì pian voi m’ammazzate.
Lindora. (Oh belli!)
Rosanna.   (Oh cari!)
Conte.   (Io sono
Nel terribile impegno). Via, madama, (a Lindora
Un tantinin più presto;
Eh via, cara signora, (a Laura
Un tantinin più piano.
Laura. Più piano di così? Mi vien la morte.
Lindora. Vi dico ch’io non posso andar sì forte.
Conte.   Questa forte, e quella piano,
  L’una tira, e l’altra molla;
  Non so più cosa mi far;
  Favoriscano la mano,
  Anderò come potrò.
  Forti, forti, saldi, saldi.
  Vada pur ciascuna sola,
  Io gli sono servitor.
  Che comanda? eccomi qui.
  Ch’io la servi? eccomi pronto.