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L'ARCADIA IN BRENTA | 329 |
Conte. Giacinto. Foresto. |
a tre | Viva il signor Fabrizio. Ci rallegriam con lei. (tutti s’alzano |
Fabrizio. Che siate maledetti tutti sei.
Corpo del diavolo! parmi un po’ troppo.
Che! sono un cavolo?
Son gentiluomo del mio paese,
Io fo le spese, io son padrone.
Che impertinenza? che prepotenza?
Come? che dite?
Eh padron mio, basta così.
La vuò finire,
Me ne voglio ire.
Signore ninfe,
Gnori pastori,
Buon viaggio a loro.
Che? non gli piace?
Se n’anderanno,
Signori sì. (parte
SCENA II.
Tutti, fuorché Fabrizio.
Lindora. Oh quanto mi fa ridere: ah, ah. (ride
Ohimè! non posso più: ah, ah, ah, ah.
Messer Fabrizio: ah, ah, ah.
È in collera: ah, ah.
Ahi che mi manca il fiato,
Non posso repirar. (si getta a sedere
Laura. . Che cosa è stato?
Lindora. Il rider mi scompone e mi rovina.
Laura. Povera Madamina,
Siete tenera assai, vi compatisco.
(Con questa smorfia anch’io mi divertisco).