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322 ATTO PRIMO

SCENA XII.

Fabrizio, Foresto e detti.

Fabrizio. Signor conte Bellezza, io mi consolo.

Foresto. Ancor io, ma di core.
Conte. (Indiscreta fortuna!) Ma di che?
Fabrizio. Il principe lei è
Per tutto questo dì d’Arcadia nostra.
Conte. È gentilezza vostra,
Non già merito mio.
Fabrizio. Anzi i meriti vostri a noi son noti,
E creato v’abbiam con tutti i voti.
Lindora. Anch’io l’Arcadia lodo,
E d’esservi soggetta esulto e godo.
Conte. Ah che più goderei
Il bramato piacer de’ labbri miei.
Foresto. A voi, principe degno,
Del suo rispetto in segno
Manda l’Arcadia nostra
Questo serto di fiori.
Lindora. Ahi, mi fate morir con questi odori.
Fabrizio. Via; madama Lindora
Non li può sopportar.
Conte. Deh riponete
Questo serto fatale.
Lindora. Mi sento venir male.
Fabrizio. Presto, presto, tabacco.
Lindora.   Sì, tabacco.
Fabrizio. Prenda.
Lindora.   È troppo granito;
Se lo prendo, potria maccarmi un dito.
Conte. Questo è fino assai più.
Lindora. Non mi piace, signor; va troppo in su.
Foresto. (Ora l’aggiusto io.