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ARISTIDE 25
Aristide. Ma chi a te mi scoprì?

Arsinoe.   L’acque del fonte
Onde asperso tu fosti,
Ti coloriro in parte.
Bellide.   Eh, non v’è male.
Sembrate un mascheron di carnovale.
Aristide. Oimè, che fia? Se discoperto io sono,
Xerse mi ucciderà. Lascia ch’io vada
Il volto a colorir.
Arsinoe.   Potrai lasciarmi
Nel periglio così?
Aristide.   Fra brevi istanti
Ritornerò. Non dubitar1; destino
In questo giorno istesso
O liberarti, ovver morirti appresso.
Arsinoe. Ma la ferita tua...
Aristide.   Più non la sento;
Non temer, sarà lieve.
Arsinoe, addio; ci rivedremo in breve. (parte

SCENA III2.

Arsinoe, Bellide.

Arsinoe. Misera, che sarà?

Bellide.   Non vi affliggete;
Già per marito avete
Un bravo greco, valoroso e scaltro,
E se questo mancasse,
Ne troverete3 in breve tempo un altro.
  A una donna spiritosa
  Non può mai mancar marito;
  Sol chi fa la schizzignosa

  1. Tev. e Zatta: Ritornerò, non dubitar.
  2. Nell’ed. Valvas. è sc. VII.
  3. Valvas.: trovarete.