Se qui vuole restar, mi farà onore;
Cerimonie non fo, son di buon core.
Conte. Viva il buon cor! Anch’io l’affettazione
Odio nelle persone;
Parlar mi piace naturale affatto.
Perciò dal sen estratto
Il più divoto e caldo sentimento,
Trabocca dalle labbra il mio contento.
Fabrizio. Se questo è naturale,
Parla ben, non vi è male.
Conte. La provida natura
Prese di me tal cura,
Che mi rese il più vago e il più giocondo
Grazioso cavalier che viva al mondo.
Fabrizio. Me ne rallegro assai. S’ella bramasse
Riposarsi, è padron.
Conte. Sì, mio signore;
Accetterò l’onore
Che l’arcisoprafina sua bontà
Gentilissimamente ora mi fa.
Fabrizio. Vada pure. Pancrazio, (al Servo
Servi questo signor.
Conte. L’esuberanza,
Anzi l’esorbitanza
Delle grazie, onde lei m’ha incatenato...
Fabrizio. Vada, basta così.
Conte. Lasci che almeno...
Fabrizio. Vada per carità.
Conte. Non fia mai vero,
Ch’io manchi al dover mio...
Fabrizio. Vada lei, mio signore, o vado io.
Conte.
Non s’adiri, di grazia, ch’io taccio.
Non vuò dargli più noia, nè impaccio.
Bramo solo... sto zitto, e non parlo;
Più non ciarlo, credetelo a me.