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(v. Sonneck, l. c., e Catalogue, pp. 218-219; v. pure C. Lenient, La comédie in France au 18e siècle, Paris, 1888, t. II, pp. 213-214). Il testo, dice Sonneck, è una fedele parodia del Bertoldo di Goldoni, la musica è un “pasticcio” dall’opera del Ciampi e da altre di Latilla, Cocchi, Selitti, Jomelli, Vinci. Tuttavia quest’operetta godè lunga fortuna. Un Bertholde à la ville, “opéra-comique en un acte” di Auseaume e Hautemer (o dell’ab. di Lattaignan, sec. il Dictionnaire di Léris) fu recitato il 9 marzo 1754 sul teatro della Foire Saint-Germain, ma non ha che fare propriamente col libretto goldoniano (v. Sonneck).

Nel 1756 anche l’abate Chiari fece rappresentare nel teatro di Sant’Angelo a Venezia, dalla compagnia Medebach, una commedia martelliana intitolata le Nozze di Bertoldo, che fu dapprima sospesa, poi rimessa e”replicata molte e molte sere con numeroso concorso" (v. Osservazioni in testa al t. IX, 1761, delle Commedie in versi di P. Chiari e Gradenigo, Notatorj, 9 dic. 1756): scene sconclusionate che solo qua e là ci richiamano all’operetta giocosa del grande rivale. Fra i melodrammi giocosi dell’abate Casti, che si trovano nella Biblioteca Nazionale di Parigi, vi è una Rosmunda, nella quale il poeta romano inserì un’azione buffa a cui prendono parte Bertoldo, Bertoldino e Marcolfa. Gli stessi personaggi riappariscono nell’abbozzo d’un dramma incompiuto (v. Luigi Pistorelli, I melodrammi giocosi inediti di G. B. Casti, in Rivista Musicale Ital., 1897, pp. 664-668). Ma nel 1787 si rappresentò sul teatro di Corte a Vienna un Bertoldo in due atti, raffazzonato da Lorenzo Da Ponte sul libretto d’un certo Branati, e musicato dal maestro Francesco Piticchio (v. Da Ponte, Memorie, ed. Laterza, 1918, spec. vol. I, 130 e II, 282 e 320; e Sonneck, Catalogue, p. 217). La stessa opera dell’avventuriere di Ceneda fu ripetuta nel carnevale 1788 a Firenze, nel teatro della Pergola, con le note del maestro Ant Brunetti (sbagliano il Pavan, il Musatti e altri nell’attribuire il libretto al Goldoni) e con qualche modificazione a Torino nel 1790 (v. libretto nel Liceo Music. di Bologna), e nell’estate 1791 a Genova (Sonneck, Catal., 216) e a Bologna (Ricci, l. c., 515). Ma ritroviamo il dramma buffo goldoniano nell’autunno di questo medesimo anno a Treviso, teatro Onigo, con musica di autori diversi, sotto il titolo di Bertoldo e Bertoldino (Musatti, l. c., p. 24).

Per la fortuna di Bertoldo e dei suoi discendenti sui teatri musicali, ricorderò ancora le Avventure di Bertoldino del maestro Fioravanti a Roma, nel 1784 (v. libretto presso il Liceo Mus. di Bologna) e ai tempi nostri il Bertoldo, operetta in tre atti di Maurizio Basso con musica del maestro Coronaro (Milano, teatro Fossati, febbraio 1909). Una commedia, intitolata la Famiglia di Bertoldo, si recitò a Reggio e certo altrove nel 1826 (v. [Ritorni] Annali del teatro della città di Reggio, Bologna, 1827, p. 153); e un’altra in quattro atti, Bertoldo re, d’Ostilio Lucarini, fu applaudita nel 1928 a Bologna, nel teatrino Contavalli (v. Resto del Carlino, 1 aprile).

Restami a dire del maestro Legrenzio Vincenzo Ciampi che tutti i biografi recenti, ripetendo il Fétis, fanno nascere in un villaggio presso Piacenza, nel 1719. A Piacenza, secondo l’immaginoso autore francese, avrebbe studiato “sous un maitre de chapelle nommé Rondini” e da giovane avrebbe scritto una prima opera, l’Arcadia in Brenta, seguita poi dal Bertoldo alla