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284 | ATTO TERZO |
SCENA VI.
Il Re, Erminio, poi Menghina da contadina.
La sa lunga da vero.
Erminio. Almeno il labbro suo parla sincero.
Menghina. Ecco ai vostri comandi
La signora Menghina,
Tornata in bassa stima.
Eccoci qui: baroni come prima1.
Re. Non so che dir; mi spiace
Di dovervi lasciar, ma l’uopo il chiede.
Andate, e per mercede
Della vostra modestia,
Da cui convinto sono,
Prendete quelle perle, io ve le dono.
Menghina. Ringrazio la bontà
Di vostra maestà. Sarà finita
Della regina alfin la gelosia.
Vi faccio riverenza, e vado via.
Se la moglie vi tormenta,
S’è gelosa in opinione,
Adoprate un buon bastone,
Che il suo mal risanerà.
Zitto, ohimè! che non mi senta
Qualche moglie indiavolata,
Che sia stata bastonata
Per la sua temerità.
(parte seguita dal Servo col bacile con le perle
SCENA VII.
Il Re, Erminio, poi Bertoldino e Cacasenno.
Nel partire beffarmi.
- ↑ Zatta: Eccomi qui, baroni, come prima.