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BERTOLDO | 269 |
Ma quest’ultimo pien di balordaggine,
La quintessenza egli è della goffaggine.
Anch’io ne goderei se Aurelia mia,
Per troppa gelosia,
Non mi tenesse in pene.
Le donne non ci lascian aver bene.
Non ho in petto un core ingrato,
La pietà risento anch’io,
E il timor dell’idol mio
Mi costringe a sospirar.
Se talor mi sento irato,
Lo fo sol per mio decoro,
Ma risento egual martoro
Con chi veggo lacrimar. (parte
SCENA XI.
NOTTE.
Sala con tavolino e lumi.
Bertoldo, e poi Menghina.
Così durar non puole;
Non si può andar a letto quand’un vuole.
Il re lo vuol sapere,
Il re ci vuol vedere,
Tutto si deve far con sua licenza,
Anche quando vogliam... con riverenza.
Menghina. (Ecco il suocero mio.
Con questo buon vecchietto
Vuò divertirmi un poco). (smorza il lume
Bertoldo. . Diavol, come s’è spento
Cotesto lume? Sarà stato il vento.