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266 | ATTO SECONDO |
Son la principessina,
Figlia della regina;
Se non saprai parlare,
Ti farò bastonare.
Cacasenno. Oh perdonate,
No, no, non farò più. Facciamo pace 1.
Divertiamoci un poco,
Facciamo a qualche gioco.
Sette, cinque.
Lisaura. Insolente!
Cacasenno. Bellina!
Lisaura. Impertinente.
Cacasenno. Vi voglio tanto bene.
Lisaura. Che sì, che sì, se viene
Il re mio padre, e non mi lasci stare,
Ch’io ti faccio ben bene bastonare.
Son ancora piccinina,
Non mi posso vendicar.
Quando poi sarò regina,
Saprò farmi rispettar,
Ed ognuno mi dirà:
Che vezzosa maestà.
Avrò paggi, avrò lacchè,
Colla coda avrò il mantò,
E se alcun mi burlerà,
Cospetton, se n’avvedrà2. (parte
SCENA IX.
Cacasenno, poi Erminio.
- ↑ Zatta: No no, noi farò più. Facclam la pace.
- ↑ Nelle edizioni Tevernio e Zatta la sostituita l’arietta che segue: " Villanaccio, impertinente, — Via di qua, non vuò giocar; - Se non parti, chiamo gente, — E ti faccio bastonar. — Se vi foste qua un bastone, — Bernardone, — Ti vorrei mortificar".
- ↑ Voce dialettale: donna petulante, saccente (v. Boerio).