Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/271


BERTOLDO 263
Sempre a parte chiamai,

Vi dirà che son fido, e ch’io scherzai.
Regina. Conosco l’arte, e invan vi lusingate,
Ch’io presti fede al labbro lusinghiero.
Quel ch’io vidi ed intesi, è troppo vero.
Re. (E cedere non vuol? Partir conviene).
Adorato mio bene,
S’io v’offesi con voglia empia e impudica,
O se vi son fedele, Erminio il dica.
  (Ah che nel dirle addio
  Mi sento il cor dividere,
  Parte del sangue mio,
  Viscere del mio sen1).
  Spero che il vostro core
  Non sarà meco ingrato;
  Che per cangiar di stato,
  Saprà gradirmi almen. (parte

SCENA VI.

La Regina, Aurelia ed Erminio.

Regina. Ma voi, voi che dovreste (ad Erminio

Con migliori consigli
Svegliar nel di lui core
La sopita ragione,
Voi delle sue follie siete cagione.
Erminio. Io, regina? Più tosto...
Aurelia. Ma voi nel giorno istesso,
Che a me date la mano,
D altra fiamma accendete il core insano?
Erminio. Credetemi, mia cara...
Regina. Ma sfogherò, m’impegno,
Contro di voi lo sdegno.

  1. Sono versi del Metastasio, nell’Issipile, atto II, sc. 5.