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260 ATTO SECONDO
Bertoldino. Galantuom, la va lunga. (al Re

Re. Di che ti lagni mai? (a Bertoldino
Erminio. Lasciatel dire. (a Menghina
Bertoldino. Oh razza porca, la vogliam finire?
Erminio. Non far l’impertinente,
O ti faccio provare il mio bastone.
Villano, mascalzone,
Asinaccio vestito in ricche spoglie,
Non sei degno d’aver sì bella moglie.
(passa dalla parte di Menghina
Bertoldino. Quest’è un’impertinenza.
Menghina. Marito, abbi pazienza.
Son fida, onesta son più che non credi;
Ma se in mezzo mi vedi
A questi due, non è gran stravaganza.
Della donna civil quest’è l’usanza.
Bertoldino. Questa ragion non vale.
Tu civile non sei, nè criminale.
Corpo di Satanasso,
Devi venir con me.
Erminio.   Non far fracasso, (alza il bastone
Bertoldino. Bel bello, io vi domando
Alfin la roba mia. (va dalla parte del Re
Re. L’ossa ti romperò, se non vai via. (alza il bastone
Bertoldino. Menghina...
Menghina.   Eh via, sta zitto.
Bertoldino. Dunque dovrò vedere,
Osservare, e tacere?...
Re. E andartene tu dei da questa stanza.
Bertoldino. Io? Perchè?

Re. a due Perchè sì.
Erminio.
Menghina.   Perchè è l’usanza.

Bertoldino.   Maledetti quanti siete,
  Non mi fate disperar.