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252 | ATTO PRIMO |
Re. Io mi trattenni, o cara,
Con la nostra Lisaura,
Frutto de’ nostri coniugali amori;
Ella, ancorché bambina,
Mostra spirto reai ne’ suoi prim’anni.
Regina. De’ miei penosi affanni
Più non mi dolgo, se l’amata figlia,
Con innocente amore,
Gli amplessi mi usurpò del genitore.
Re. Lieto son io del vostro amor; conosco,
Cara, quanto mi amate, e quanta pena
Vi prendete per me. Grato ne sono;
Ma vorrei che l’affetto,
Disgiunto dal sospetto,
Vi lasciasse goder tutto il contento,
Senza provar di gelosia il tormento.
Regina. Impossibil mi fia
Amarvi, e non morir di gelosia.
Teneri affetti miei.
Vi sento, sì, vi sento,
E in così fier momento
Provar mi fate, oh Dei!
La pena del morir.
Ma voi tacete omai;
Sarà più bella assai
La gioia mia, se tanto
È fiero il mio martir. (parte
SCENA XII.
Il Re, poi Menghina.
V’è chi langue d’amore,
Non trovando pietà nel caro oggetto;