Io v’ho sentito con le orecchie mie.
Non istà ben a dir delle bugie.
Bertoldino. Chi è costui? cosa vuol?
Erminio. Amico, io vengo
A ritrovarti d’ordine del re.
Bertoldino. Questo re, questo reo, che vuol da me?
Erminio. Vuol che venghiate a Corte.
Bertoldino. E cos’è questa Corte? è maschio o femmina?
Si mangia o pur si semina?
Non l’ho veduta mai.
Erminio. Vien meco, e la vedrai,
Ed in essa farai la tua fortuna.
Bertoldino. Io farò la fortuna? Oh questa è bella.
Tanti anni son, che la fortuna è fatta.
Che ne dici, Menghina? Oh bestia matta!
Menghina. Perdonate, signore,
La sua simplicità.
Erminio. Nulla m’offendo;
So l’innocenza sua. Ma voi, Menghina,
Ricusate accettar la regia offerta?
Menghina. Bertoldin, che ne dici?
Quel cavalier mi vuol guidar in Corte;
Sei contento ch’io vada?
Bertoldino. Non mi par buona strada.
Tu sei una villana,
E ti vorrian far far la cortigiana1.
Erminio. Male non sospettar. Starà Menghina
Presso della regina.
Bertoldino. Eh, signor caro,
Credete ch’io non sappia,
Che le femmine accorte
Sanno far le mezzane anco al consorte?
Erminio. Ma il re comanda, ed obbedir tu dei.
- ↑ Nelle stampe del Settecento: corteggiana.