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BERTOLDO 247
Ma ho spirto e cuor civile.

Volesse il Ciel che anch’io,
Qual fu la madre tua saggia Marcolfa,
Andar potessi in Corte. Io ti prometto,
Che vorrei mi portassero rispetto.
Bertoldino. Orsù, finché si cuociano 1 i fagiuoli,
Lavoriamo anche un poco.
Tu con la tua racchetta,
Ed io raccoglierò di questa erbetta.
Menghina. Sì, lavoriamo, e intanto
Mi spasserò col canto.
  «Ciascun mi dice, ch’io son tanto bella,
  «Che sembro esser la figlia d’un signore,
  «Chi m’assomiglia alla Diana stella,
  «Chi m’assomiglia al faretrato Amore.
  «Tutta la villa ognor di me favella,
  «Che di bellezza porto in fronte il fiore.
  «Mi disse l’altro giorno un giovinetto,
  «Perchè non ho tal pulce nel mio letto».

SCENA IX.

Erminio dal ponte levatore, frattanto che Menghina canta,
scende e vien al basso.

Erminio. Donna gentile e bella,

Ditemi, siete quella
Che rsì dolce cantò?
Menghina. (Con costui mi vergogno). Signor no.
Erminio. Dunque chi fu?
Menghina.   La nostra pecorara
Ch’abita qui vicina.
Erminio. Eh via, cara Menghina,

  1. Ed. Zitta: cuocono.