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BERTOLDO 241
Sdegni, amori, rapine e crudeltà...

Non mi fate parlar, per carità.
Re. Puoi la lingua frenar?
Bertoldo.   Non sarà mai.
Tutto tor mi potrebbe un re severo,
Ma non la libertà di dire il vero.
Re. Adunque in povertà viver tu vuoi?
Bertoldo. Son più ricco di voi.
Erminio. Come potrai dir ciò?
Bertoldo. Lo dico, e il proverò.
Il re non può far niente
Senz’oro e senza gente;
Io che raccolgo della terra il frutto,
Mangio e bevo a mia voglia, e faccio tutto.
Re. Orsù, dimmi, che vuoi?
Bertoldo.   Nulla.
Re.   E a qual fine
Da me venisti?
Bertoldo.   A rimirar se il corpo
De’ monarchi è diverso
Da quel di noi villani.
Voi avete le mani,
E la testa e le gambe, come me.
Dunque tanto è il villano, quanto il re.
Erminio. Così parli al sovrano?
Bertoldo. Io parlo da villano;
E se un tale parlar vi dà dolore,
lo dunque me ne vado, e v’ho nel core.
Erminio. Parti senza inchinarti?
Re. E sdegni di cavarti il tuo cappello?
Bertoldo. Se scopro il mio cervello,
Poss’anco raffreddarmi,
Nòè la vostra maestà potrà sanarmi.
Re. Dunque siete sì rozzi?
Qua non s’usa fra voi la civiltà?