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La recita ebbe luogo nel teatro di San Moisè, in quello stesso autunno del 1748 (v. Wiel, p. 169). L’anno dopo si rappresentava a Verona La Maestra di scola e il libretto attribuiva “la poesia delle parti buffe” al Goldoni e “la musica buffa” a Vincenzo Ciampi (v. qui p. 218). In questo nuovo dramma l’azione, già trasportata dal Goldoni a Venezia, si svolge a Livorno: l’episodio goldoniano degli amori di Doralba, Rosmira ed Ergasto è sostituito da un altro più romanzesco e stupido, che non vogliamo attribuire all’autore della Vedova scaltra: certo Filauro, vestito da turco, dopo cinque anni viene dal Levante in cerca della moglie, ma afflitto da gelosia non si scopre che all’ultimo, quand’è fatto sicuro della fedeltà della sua Elisa. Vi sono pure due amanti alla moda, ossia senza gelosie, Flavia e Lelio. La parte comica, vale a dire le scene d’amore di Drusilla, Belfiore e Lindoro, seguono abbastanza fedelmente la Scuola moderna: delle varianti che abbiamo riferito in Appendice, fu proprio autore il Goldoni? È lecito dubitare. Certo l’arietta più graziosa: “Son tenerina, - Son ragazzina”, cantata da Leonora, appartiene a Checca nella Maestra del Palomba.

Non sembra che la Scuola moderna nè la Maestra di scola musicate, in parte almeno, dal Ciampi, abbiano goduto molta fortuna, poiché anche dopo il ’50 abbiamo visto qua e là riapparire sui teatri la Maestra napoletana musicata dal Cocchi, e ciò a Venezia stessa, nel 1754 (v. Wiel, p. 201: i personaggi sono quelli del Palomba). La Scuola moderna ossia la Maestra di buon gusto e la sua gemella veronese sparirono, credo, per sempre. Il Goldoni non fa nessuna menzione di questi suoi pasticci poetici: nessuno li raccolse fra i suoi drammi giocosi fino al 1795, quando lo Zatta, morto ormai l’autore, ristampò la Scuola moderna nel tomo 42 (t. 8 cl. IV) delle Opere teatrali del fecondo poeta veneziano.

Molti anni dopo, il dotto E. C. Cicogna stampò un opuscolo col titolo seguente: “Mia Drusilla - Particella d’aria scritta da C. Goldoni e posta in musica dal maestro G. Cocchi, pubblicata per le fauste nozze del signore Edoardo Guillon Mangilli colla contessina Drusilla di Serego Ailighieri”, Venezia, tip. Merlo, 1862. L’arietta è ricavata dal libretto della Maestra edito a Venezia dal Fenzo nel 1754, e comincia: “Mia Drusilla, allorché voglio - Da te lungi andar un passo ecc.”; ma quantunque il Cicogna invochi l’autorità del Groppo nelle “giunte a penna” fatte al noto Catalogo, sappiamo come essa appartenga al poeta Antonio Palomba; e si legge in fatti nella Maestra edita a Napoli nel 1747 (atto I, sC. 2).

Del maestro Ciampi dirò nella prossima nota del Bertoldo.

G. O.