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SCENA III1.
Giardino.
Belfiore e Drusilla a sedere.
Oh quanto è buono l’amore vicino,
Se non lo vede, lo sente parlare2,
Sente parlare, e ba;
Star da presso al caro bene
Che contento al cor mi dà.
Drusilla. (La cifera intendo già,
Ma per burlarlo risponderò):
Meglio dice quell’altra:
A me diletta assai il mio amorino,
(a due | E chi non crede che possa crepare, | |
Possa crepare, e ba, | ||
Che patrone del mio core | ||
Il mio ben sempre sarà. |
Drusilla. Padrone, signor Belfiore,
Parli pur, mi fa onore.
Belfiore. Io non vorrei
Cotante3 cerimonie,
Vo’ che andiamo alla buona;
Fra noi non v’è padrone, nè padrona.
Drusilla. Fo il mio dovere.
Belfiore. E via con questi inchini,
Io non stimo le smorfie, ma i quattrini4.
. . . . . . . . . . . .
Drusilla. (Ed io lo goderò col mio Lindoro).
Belfiore. Per te, mia coccoletta,