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212 | ATTO TERZO |
Ergasto. Nè Rosmira v’aggrada?
Belfiore. Ella è giovine troppo. Vada, vada.
Ergasto. Volete moglie?
Belfiore. Sì, ma da par mio.
Ergasto. Voglio trovarla io.
Belfiore. Volesse il Cielo!
Ergasto. Venite a casa mia; colà vedrete
Una giovine sì, ma non ragazza,
Che sospira un marito,
Di tempo ancor, ma come voi pulito.
Belfiore. Oggi verrò. (Mi voglio maritare,
Se credessi sposar anche una gatta).
Ergasto. (Doralba non è matta;
Lo sposerà per risparmiar la dote,
E sarà mia così la sua nipote).(parte
SCENA IX.
Belfiore solo.
Vanne, vanne in malora.
Mi voglio maritar per tuo dispetto,
E di me troverò più degno oggetto.
Ma penso che una donna
Sempre dovrò sposar, che vale a dire,
Mi converrà soffrire,
Se faccio il matrimonio,
Per un verso, o per l’altro, un gran demonio.
Se la donna è bella, bella,
Non è nostra tutta, tutta;
E se brutta, si fa odiosa;
Peggio poi s’è virtuosa.