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LA SCUOLA MODERNA 171


SCENA III.

Belfiore e Drusilla.

Belfiore. Or dunque che siam soli,

Bella maestra mia, voglio spiegarmi:
Vi dirò cosa avete ad insegnarmi.
Drusilla. Dica pur, mio signore.
Belfiore. Vuò che voi m’insegnate a far l’amore.
Drusilla. Eh, che voi ne saprete1
Forse assai più di me. Foste ammogliato.
Belfiore. Ho già disimparato.
Dieci anni son che vedovo son io,
E bench’io senta2 incanutir le chiome,
Vorrei ricominciar, ma non so come.
Drusilla. (Se incanutito è il crin, verde è la borsa).
Buon per me, buon per me! Ma piano un poco.
Impegnato non siete con Rosmira,
Di Dorisbe nipote?
Belfiore.   Io non la voglio.
Giovine? capricciosa? oibò, che imbroglio!
Drusilla. Caro signor Belfiore,
Voi siete appunto un fior. Siete alla ciera
Un fior di primavera,
E con un buon governo
Goderete l’estate in mezzo al verno.
Se volete imparar a far l’amore,
Siete a tempo, signore;
Il punto sta, che per un tal bisogno
So ch’io buona non sono, e mi vergogno.
Belfiore. Vergognarvi di che? Cara, non voglio,
Intendiamoci ben...
Drusilla.   Come?...
Belfiore.   Vuò dire...

  1. Ed. Verona: sapete.
  2. Ed. Verona: E benchè io miri.