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LA CONTESSINA 157

dalle Preziose (L’influence du théâtre français à Bologne de la fin du XVIIe siècle a la grande Révolution, Torino, Chiantore, 1925, pp. 176-179).

E difficile che il Goldoni nell’autunno del ’42, quando scrisse la Contessina, potesse conoscere Madama Ciana, ma il vanesio conte Baccellone e la figlia sua erano già personaggi notissimi, sotto i più buffi nomi, nel teatro francese del Seicento; e non erano del tutto ignoti al precedente teatro spagnolo. In fatti dal Marquis de Cigarral di don Alonzo Solorzano ebbero orìgine Don Bertrand de Cigarral (1650) di Tommaso Corneille e Dom Japhet d’Arménie (1652) di Scarron. Marchesi ridicoli, nobili di provincia, finti nobili e borghesi gentiluomini formano tutta una gran famiglia, su cui si spande immortale il riso di Molière. Ecco qui, per citare le opere più famose, le Marquis ridicule (1656) di Scarron, le Campagnard (1657) di Gillet de la Tessonnerie, le Baron de la Crasse (1662) di Poisson, le Baron d’Albikrac (1668) e la Comtesse d’Orgueil (1670) di Tommaso Corneille, le Gentilhomme de Reauce (1670) di Montneury, les Nobles de province (1678) di Hanteroche: ma le date veramente storiche sono quelle delle Précieuses ridicules (Mascarille, finto marchese), 1659, di Monsieur de Pourceaugnac, 1669, del Bourgeois gentilhomme, 1670, e della Comtesse d’Escarbagnas, 1671.

Ignoro se già nella Contessa di Barcellona (commedia edita a Napoli nel 1691) di Raffaele del Tauro e nel Conte di Cutro ("dramma civile", Firenze, 1682 e 1698) di Giovanni Andrea Motriglia si trovino spunti comico-satirici: meglio ricorderemo il Barone di Birbanza di Carlo Maria Maggi, edito soltanto nel tomo primo delle Commedie e rime del poeta milanese, nel 1701, ma scritto molto prima. Certo l’efficacia del teatro francese, specialmente di Molière, si avverte in Italia fin dal principio del Settecento; e la satira della nobiltà di campagna e della falsa nobiltà continua fortunatissima per tutto il secolo. Fin dal 1702 Pietro Piperai stampa a Benevento la Contadina Marchesa, commedia in prosa; tra il ’20 e il ’30 a Milano l’ardito marchese Gorini Corio si compiace di sbozzare il Frippon Francese, il Baron Polacco e il conte di Montefiascone (nelle Cerimonie); e il Fagiuoli a Firenze scherza sul conte di Bucotondo (in Nobiltà vuol ricchezza): ma pei teatri musicali il maestro Orlandini scrive le note dell’Artigiano gentiluomo (Firenze, 1722 e 1732: musicato anche dal m. Hasse, Napoli 1726 e Londra 1737, col titolo Vanesio and Larinda, e Venezia 1739, col titolo di Bottegaro gentiluomo: v. spec. Toldo, Molière, p. 431, n. 2), intermezzo del vi, e di Monsieur de Porsugnacco (o Porsugnacco e Grilletta, Milano 1727, Venezia 1727, 1741, 1742, Faenza 1728, Londra 1737, e con musica del cav. Motti, Milano 1735: v. Wiel, Toldo, l. c., Fassini, Il melodr. ital. a Londra ecc. Torino, 1914, p. 117) e il maestro Buini compone l’Ortolana contessa (Venezia 1732). Ricordiamo poi a Napoli alcune opere buffe: il Baron della Tròcciola di Tomm. Mariani, musicato da Gio. Fischetti nel 1736 (dal George Dandin di Molière: Toldo), il Marchese Sgrana di Ant. Palomba, con musica di Auletta, nel 1738 (anche a Firenze, 1742) e il Barone di Zampano del Trinchera, con musica del Porpora, nel 1739 (Schedilo). Un ridicolo gentiluomo è pure il Conte Còpano che dà il titolo a un Intermezzo del noto avvocato Antonio Gori veneziano, recitato probabilmente a S. Samuele