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Sandron, 1916, p. 490. Vedi pure Drammaturgia Allacci, Venezia, 1755). “Comi-drama in musica” s’intitola l’Ambizione castigata del Mazzari, nel 1717, e “drama comico in musica” Chi la fa l’aspetti e il Vecchio deluso del Passerini, nel ’17 e nel ’18, e “divertimento comico” la Figlia che canta dello stesso, nel ’19. Altri “divertimenti comici per musica” diede ai teatri veneziani il Buini, poeta e compositore bolognese degno di studio: come le Frenesie d’amore nel ’26, Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio nel ’31, Chi non fa non falla nel ’32, e nell’anno medesimo l’Ortolana contessa (Groppo, Catalogo di tutti i Drammi per musica recitati ne’ Teatri di Venezia dall9 a. lo37 ecc. sin all’a. presente 1748 e T. Wiel, I Teatri Musicali Veneziani del Settecento, Venezia, 1897). Osservo che l’elemento comico sembra di nuovo esulare dai teatri musicali di Venezia per un decennio, dopo il ritorno definitivo di Ap. Zeno da Vienna, mentre per alcuni anni, specialmente dal 1734 al ’36, e poi di nuovo nel 1741, dopo la prima recita pubblica sulle lagune della Serva padrona (nell’autunno del 1740, a Sant’Angelo), trionfarono le farsette o Intermezzi, specialmente nel teatro comico di San Samuele. Nella fiera dell’Ascensione del 1742 si allestì nel teatrino di S. Moisè la Zanina maga per amore del Buini; e a Sant’Angelo si rividero tre vecchi intermezzi, Monsieur di Porsugnacco, la Serva padrona, l’Impresario delle Canarie e se n’ebbe uno nuovo, Un marito geloso (Wiel). Nel 1743, l’anno in cui fu cantata a San Samuele dalla campagnia comica Imer la Contessina del Goldoni, troviamo improvvisamente un’“opera bernesca” a S. Moisè, l’Orazio (ossia il Maestro di musica, 1734) del Pergolesi, con pezzi aggiunti da Latilla (v. Radiciotti, p. 30); a Sant’Angelo la Finta cameriera del Barlocci, musicata dal Latilla; a S. Cassiano la Libertà nociva e l’Ambizione delusa, musicate da Rinaldo da Capata, e Madama Ciana del Barlocci, musicata da Latilla e Galuppi; e perfino a S. Giov. Crisostomo un vecchio “scherzo comico pastorale”, la Ninfa Apollo (1709) del Lemene, musicata di nuovo dal Bernasconi.

Richiama la nostra attenzione sopra tutte l’“opera giocosa”del poeta romano Giovanni Barlocci, Madama Ciana, ricavata dall’“opera scenica” omonima stampata a Bologna nel 1733, senza nome d’autore (presso Lelio della Volpe); e rappresentata la prima volta a Roma nel 1738 nel teatro Valle, con musica dei maestro Gaetano Latilla; poscia a Venezia, nel 1744, con musica del Latilla e forse, in parte, del Galuppi; quindi nel 1747 a Torino, col titolo l’Ambizione delusa, nel 1748 a Vienna col titolo la Nobiltà immaginaria, nel 1749 a Bologna e poi a Ferrara col titolo Ciana, nel 1753 a Parigi, col titolo les Artisans de qualité o gli Artigiani arricchiti, seguita da una parodia anonima, l’Artisan enrichi (v. Quadrio, Allacci, Ricci, Wiel, Toldo, spec. Piovano in Rivista Musicale Italiana, 1906, pp. 706-707, e 1908, p. 262, Dictionnaire Léris e A. Marandet, Manuscrits inédits de la famille Favart, Paris, 1922, p. 114). - Ciana e Sfrappa, figli di Panicone, ottimo plebeo, montano in superbia e si spacciano arcinobilissimi, ma Sfrappa finisce per isposare la serva Fiammetta e Ciana un falso conte Sgrana, adulatore e parassita, nato contadino. - In questa ridicola favola, a cui s’intreccia l’amore infelice d’una gentildonna povera (Marzia) e d’un onesto gentiluomo (Orazio), scoperse A. De Carli qualche reminiscenza di Molière, specialmente